dicembre 28

Ci sono musiche che non raccontano una storia.
Ti mettono dentro un meccanismo.

Il Boléro di Maurice Ravel è una di queste. Un tema unico, ripetuto identico a sé stesso, senza sviluppo, senza deviazioni. Tutto cambia intorno, il volume cresce, l’orchestrazione si ispessisce, ma la musica resta lì, ostinata, implacabile.

È una progressione che affascina e inquieta proprio perché non evolve. Avanza come una macchina perfetta, senza chiedersi il senso del proprio movimento. E in questo ritmo che si ripete sembra rispecchiarsi la nostra idea di progresso: crescere, accumulare, intensificare, senza fermarsi mai a interrogarsi sulla direzione.

Ravel è morto il 28 dicembre 1937, alla fine dell’anno, in quella soglia sospesa in cui si fanno bilanci. E il suo Boléro, riascoltato oggi, continua a porre una domanda semplice e scomoda: stiamo davvero andando avanti, o stiamo solo aumentando il volume?

Sul blog di UAM.TV abbiamo dedicato un articolo a questa musica e a ciò che continua a dirci sulla ripetizione, sull’automatismo e sull’illusione di un progresso che non si mette mai in discussione.

A volte il vero cambiamento non è accelerare.
È fermarsi ad ascoltare.

lLeggil'articolo sul BLOG